Bike Sharing: amarlo o odiarlo?

Quando ho vissuto a Barcellona, da Marzo a Luglio 2012 (157 giorni) ho usato il bike-sharing (uno dei migliori al mondo, inteso come numero di biciclette e stazioni)  276 volte, vi racconto come è andata.

Barcellona ha 3,5 milioni di abitanti, il triplo ti Copenaghen (dove avevo vissuto per i due anni precedenti) ma nella stessa superficie (100 km^2 circa). Nel trasferimento da Copenaghen a Barcellona, la prima impressione è stata che Barcellona è una giungla di automobili e scooter a tutta velocità su strade a 4 corsie unidirezionali.

Da nuovo arrivato, acquistare una bici o la tessera del bike sharing?

A dire dei miei “compañeros de piso” (compagni di appartamento) è molto comune che la bici ti venga rubata. Infatti le bici per strada sono sempre legate a qualcosa con due lucchetti ad archetto (uno per ruota), e un terzo lucchetto per legare il sellino al telaio. Un mio collega si porta la bici su per le scale per custodirla al sicuro dentro casa e a un altro collega l’hanno rubata due volte da legata in strada.
Questo elevato rischio di furto mi ha fatto abbandonare l’idea di comprare una bicicletta, quindi ho ripiegato sul bike-sharing, che seppur diffuso (circa 400 stazioni da 20-100 bici ciascuna, una ogni 300-400 metri, cioè incredibilmente tante) non è comodo quanto una bicicletta personale per i motivi che spiegherò a breve. A Barcellona, in 5 mesi ho usato il bike-sharing 276 volte, per un totale di 71 ore in sella (a quanto dice l’ “historic d’us” nella mia area utente nel sito www.bicing.cat).

Figura 1: Mappa stazioni di Bike-sharing a Barcellona. Verde: stazione con più di 5 bici. Rosso: Vuota. Celeste: meno di cinque. Giallo: piena. Nota la mancanza di disponibilità di bici in città in una domenica d’estate h12.00, e il sovraffollamento delle stazioni lungo la spiaggia.

Le piste ciclabili a Barcellona: tracciato e sicurezza

Ci sono anche delle piste ciclabili, ma hanno spesso un tracciato contorto negli incroci che ti fa salire e scendere da un marciapiede all’altro e perdere un sacco di tempo ed energie in attraversamenti spezzettai, mentre tu vorresti procedere secondo la traiettoria più logica (come fanno le automobili, beate loro). A volte la pista ciclabile finisce nel nulla o con un “bel” gradino.
Mi sento molto di più a rischio a Barcellona che a Copenaghen, ma la cosa che più mi scoraggia all’uso della bici è doversi respirare la puzza dei gas di scarico di automobili, scooter e camion, dopo 25 minuti di corsia ciclabile a volte mi sentivo ancora l’odore sui vestiti e sulla pelle delle mani. A volte la pista è bidirezionale in strade a 4 corsie unidirezionali in salita, dove le automobili a 80 km/h ti consentono di respirare a pieni polmoni i loro gas di scarico. Idem quando la pista è al centro della strada.

incidente bcl

Piste ciclabili Barcellona e stazioni di bike sharing

Il bike sharing: chi può usarlo e costi

In generale le bici private che si vedono in giro sono abbastanza scadenti, sempre per il rischio del furto. Per avere accesso al bike sharing di Barcellona (Bicing) devi avere il DNI (una sorta di documento di identità spagnolo) e un conto corrente spagnolo. Non avendo accesso al Bicing quindi, a Barcellona i turisti prendono le bici dai noleggiatori privati, biciclette migliori di quelle del Bicing comunale, per 13 € al giorno.

L’abbonamento è annuale al Bicing costava nel 2012 44 € (costava 27 € nel 2007). La prima mezzora gratis, poi si paga 0.70 € ogni mezzora successiva. La terza ora e le successive si pagano 4.3 €/ora. Se la bici non torna entro 24 ore si pagano 230€ di penale. Ti prendono i soldi automaticamente dal conto corrente. Le tariffe aumentano ogni anno (vedi tu stesso).

Figura 3: Bike-sharing (Bicing) di Barcellona

Il Bicing è chiuso fra le 2:00 di notte e le 5:00 di mattina dei giorni lavorativi (e siccome è chiusa anche la metro, se vai a una festa durante la settimana… dopo le 2:00 l’unica alternativa è tornare a piedi).

 

Le bici del Bicing di Barcellona, pregi e difetti

Hanno solo tre marce e vanno abbastanza lente. Il freno posteriore è interno al mozzo (a ganasce con leva al manubrio) e anteriore con i pattini in gomma. Il sellino è abbastanza comodo ed è regolabile molto bene (circa 35 cm di escursione). La leva per regolare il sellino è molto grande e non richiede molta forza. Purtroppo il tubo del sellino è spesso sporchissimo di grasso e devi pulirlo con un fazzoletto di carta se non vuoi sporcarti i pantaloni (che qualche volta mi son sporcato comunque vicino alla caviglia, dal copri catena).

Capita spesso (la metà delle volte) che la bici sia difettosa (pedale storto, marcia che torna alla più bassa, sellino che scende e si gira, manubrio troppo avanti o troppo indietro, bici frenata o bici che frena poco o che tende a inchiodare e fare rumoracci perchè ha consumato le ganasce, o cambio difettoso che “scatta”). Il cambio è interno al mozzo, più robusto e affidabile di un cambio esterno (come invece è a Cagliari). Ciò nonostante capita che “scatti” nel momento in cui fai pressione sui pedali. Questo è fastidioso e stancante perchè il pedale và giù di botto senza alcuna resistenza.

 

Esperienza d’uso dal bike sharing a Barcellona

D’inverno trovavo sempre una bici da prelevare alla stazione di Bicing più vicina a casa, e posto per depositarla alla stazione di Bicing più vicina al lavoro.
Con l’arrivo della bella stagione più persone usano il Bicing ed è diventato sempre più raro trovare bici disponibili vicino a casa (quindi devo camminare fino alla seconda stazione). E’ diventato sempre più raro trovare posti liberi per depositarla alla stazione vicino al lavoro (quindi dovevo andare alla successiva e tornare indietro a piedi). Tutto ciò mi fa perdere 10 minuti in più dei 20 minuti strettamente necessari. Con una bicicletta di proprietà, con più marce, diretto da casa al lavoro ci impiegherei 15 minuti. Con il bike-sharing ci metto 30 minuti nonostante l’elevatissimo numero di stazioni e biciclette.

Il sabato o la domenica andare al mare in Bicing è quasi impossibile perchè le stazioni in città son vuote e quelle vicino alla spiaggia piene (Figura 1 in alto, occhio che verde potrebbe significare che c’è un solo posto libero!). Se riesci a prendere una bici del Bicing, dopo i 5 km di pedalata, quando sei arrivato alla spiaggia non c’è posto per depositarla, e magari ci sono 3 persone in fila con lo stesso problema, in attesa che qualcuno prelevi una bici, liberando così un posto.
Passi la targhetta nel lettore e hai 10 minuti aggiuntivi per trovare un altra stazione dove depositare la bicicletta…diventa un incubo come la ricerca del parcheggio con l’automobile, e poi devi tornare verso la meta a piedi. In questi momenti vorresti avere una bici tua, che leghi a un palo a destinazione e fine!
Per non parlare di tutte le volte che la notte dopo le feste nella parte alta di Barcellona son dovuto tornare a piedi perchè non c’erano bici da prelevare, o il servizio Bicing era chiuso (fra le 2:00 e le 5:00 di notte). Ci sono dei furgoni che redistribuiscono le bici, tutti i giorni specialmente la mattina, ma non è sufficiente.

 

La bici personale è meglio

Alla luce della mia esperienza di uso di bicicletta personale (circa 3000 km/anno casa-lavoro-studio) e bici del bike sharing, la bici personale è molto meglio del bike sharing perchè:

  1. È gratis sempre, indipendentemente dal tempo di utlizzo (solo i primi 30′ di Bike-sharing sono gratis, il resto si paga, caro). Per esempio: lungo il rientro dal lavoro (20′), mi sarebbe stato comodo fermarmi a far la spesa, ma questo mi avrebbe fatto superare i 30′, quindi dovevo riconsegnare la bici e tornare successivamente a piedi al negozio per far la spesa, nonostante ci fossi passato davanti in bici.
  2. Ti porta direttamente dalla partenza alla destinazione, senza dover percorrere distanze aggiuntive a piedi per prelevarla e consegnarla in stazioni obbligate, che seppur tante, non possono certamente essere dietro casa di ciascun cittadino e davanti a ogni negozio e scuola e ufficio.
  3. Hai la certezza di avere la bici a disposizione e poterla parcheggiare, mentre con il bike sharing talvolta non ci sono bici, o la stazione di arrivo è piena. E’ una cosa che succedeva spesso, sistematicamente, in tutti quei momenti dove il flusso di persone è nella stessa direzione, per esempio a metà mattina d’estate verso la spiaggia, o, lasciare il centro dopo la chiusura dei negozi.
  4. Quando vai in un posto nuovo ti preoccupi di guardare l’indirizzo del posto, e li parcheggi, mentre con il bike sharing devi anche verificare dove si trova la stazione di bike sharing più vicina con posti liberi, e cosa bisognerà fare a piedi.
  5. Hai la certezza che se vai in bici, puoi tornare in bici (mentre con il bike-sharing quando tutti lasciavano una certa zona, non rimanevano bici, e non essendoci più nemmeno la metro son dovuto, più volte, tornare a piedi. Anticipando il rientro riesci a prendere una bici, ma qualcun’altro rimarrà senza, dopo di te. Non è una soluzione.
  6. Hai la certezza di viaggiare sempre con una bici efficiente e funzionante, mentre con il bike sharing non sai mai che bici ti capita (la metà a Barcellona avevano qualcosa che non funzionava o grasso che ti sporca i pantaloni).
  7. La compri adatta alle tue dimensioni fisiche: pedalare su una bicicletta della misura troppo sbagliata (distanza del manublio, altezza del sellino e arretramento rispetto ai pedali) non solo rende la pedalata più faticosa, ma può comportare dolori muscolari e alla lunga problemi di salute veri, specialmente a schiena e ginocchia.

 

Conclusione

Il bike sharing non risolve i problemi di chi vorrebbe utilizzare la bici per gli spostamenti quotidiani (velocità e sicurezza in itinere si ottengono con piste ciclabili fatte bene) ma anzi ne crea di nuovi, associati alla distanza delle stazioni di bike-sharing dai punti di interesse e disponibilità di bici (o posti liberi) nelle stesse, necessità di un servizio di manutenzione, tariffazione, redistribuzione delle bici. Queste due ultime che consumano energia e carburati fossili che non verrebbero invece consumati con uso di biciclette private.

Il bike sharing non migliora assolutamente la sicurezza stradale del ciclista, che è il principale fattore che scoraggia le persone ad utilizzare la bici. L’elemento che scoraggia le persone ad utilizzare la bici, non è il costo di una bicicletta, ma la sicurezza in strada, e il bike sharing non la migliora affatto. La bicicletta è un bene di poco costo, già a 300€ si compra una ottima bici, non è un bene il cui acquisto è inaccessibile al cittadino medio che quindi dovrebbe ricorrere al noleggio condiviso (con tutte le complicazioni e scomodità che questo comporta).

Il bike sharing è una spesa folle per l’amministrazione pubblica rispetto ai risultati che produce. Cagliari ha speso circa 6000 € per ogni bicicletta, Milano 2000 €, Carbonia 12000 (dodicimila!), ma la qualitá della bici non rispecchia di certo il costo, infatti quello che costa caro è la struttura di contorno. Con gli stessi soldi (100 bici, 800 mila euro fra lotto 1 e 2) si potevano fare 8-16 km di pista ciclabile, cioè il 10-20% della quantità di piste che serve a Cagliari per diventare ciclabile quanto Copenaghen.

Come è stato per tutte le infrastrutture, con i soldi pubblici è stata pagara la rete stradale-telefonica-internet e ciascun privato si è comprato l’automobile-telefono-computer in relazione alle sue esigenze e ne ha curato autonomamente la manutenzione. Perchè fare diversamente per la ciclabilità? Perchè fare un servizio di noleggio pagato con i soldi pubblici, quando per chi la bici la bici la usa sporadicamente i noleggiatori privati esistono già (con bici  e prezzi migliori del bikesharing comunale), mentre chi la bici intende usarla tutti i giorni se la compra come gli piace, e ne ha totale disponibilità.

 

Approfondimento

I sostenitori del bike sharing: chi sono, cosa dicono, e cosa sbagliano

I sostenitori del bike-sharing che conosco non hanno mai usato alcun bike sharing, o l’hanno “visto e gli è piaciuto” (??), oppure l’hanno adirittura utilizzato alcune volte durante una vacanza di una settimana all’estero (quindi è del tutto uguale al noleggio da privati, che esiste già in tutte le città a vocazione turistica).

Altri difendono il bike sharing dicendo che siccome “in tutte le città europee dove si usano le biciclette per gli spostamenti urbani esistono anche le stazioni di bike sharing. Cagliari dovrà essere l’unica che potrà farne a meno?“. Vorrei quindi far notare che la città europea numero 1 in tema di ciclabilità è Copenaghen, che con 360 km di piste ciclabili in un aglomerato urbano di 10 km di diametro, ha raggiunto il 40% degli spostamenti giornalieri in bici nel 1995, ben prima dell’installazione di alcun bike sharing.

Agli amici che comunque continueranno ad impegnarsi sul Bike-sharing vorrei segnalare la possibilità di aumentare al massimo il numero di tessere, stazioni e bici, e con esso i livelli di fallimento del sistema, i costi e la necessità di potenziare il servizio all’infinito.

 

 

Potrebbe interessarti: