Progetti impianti CSP (solare termodinamico)

Raccolgo in questa pagina alcuni documenti così che ciascuno possa farsi l’idea che preferisce su questi impianti. La mia opinione la trovare qua.

Flumini Mannu, 55 MW

Elaborati progettuali: http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1389/1906

Gonnosfanadiga, 55 MW

Elaborati progettuali: http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1400/1940?Testo=&RaggruppamentoID=2#form-cercaDocumentazione

http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1400/1940

Villasor, 50 MW

http://www.sardegnaambiente.it/index.php?xsl=612&s=212032&v=2&c=4807&idsito=18+

Giave – Cossone, 30 MW

http://www.sardegnaambiente.it/documenti/18_357_20120913140932.pdf

San Quirico (Oristano-Santa Giusta), 10 MW

10 MW elettrici con integrazione termica di 10 MWt a biomassa.

Elaborati progettuali: http://www.sardegnaambiente.it/index.php?xsl=612&s=271478&v=2&c=4807&t=1&b=1

Piano di approvigionamento delle biomasse: http://www.sardegnaambiente.it/documenti/18_357_20150612083603.pdf

 

Sa Nuxedda (Vallerermosa)

Non lo trovo…

 

Puntata televisiva di Report: “I fossilizzati”, del 17/04/2016report_solare_termodinamico_sardegna

http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-750cffe4-ba28-4820-b25b-0fb50b3aac66.html?refresh_ce

 


Lettera di Roberto Pozzan, autore de “I fossilizzati”.

Autore de “I fossilizzati” Report, in risposta alla lettera inviata dai comitati contrari alle centrali e insoddisfatti della puntata di report.

Il sogno possibile:

La Sardegna prima regione d’Europa libera dai combustibili fossili.

La realtà invece:

La Sardegna esporta più del 40% dell’energia elettrica che produce. In teoria potrebbe tagliare le produzioni più inquinanti, ma non lo fa, anzi le vuole incrementare. Forse il fatto che gran parte di queste produzioni godano degli incentivi previsti dal famigerato CIP6 per via di quel  “rinnovabili e assimilate” scritto nella legge non è secondario.

Eppure studi internazionali dimostrano modifiche nel dna dei bambini di Sarroch.

Studi altrettanto attendibili dimostrano il rischio di danni gravissimi per la  salute e per lo sviluppo delle capacità cognitive dei bambini di Portoscuso. Porto Torres e addirittura il paradiso dell’Asinara presentano livelli di contaminazione veramente preoccupanti.

In questo contesto le autorità sarde presentano un piano energetico basato su nuove centrali a carbone sul  metano e  che si spinge a definire “strategica”  la produzione energetica attraverso la gassificazione dei residui della raffinazione petrolifera.

Siamo nel 2016 e c’è da restare a bocca aperta. C’è da sgranare gli occhi sapendo che tutto questo avviene in uno dei luoghi più belli e vocati alle rinnovabili  del Mediterraneo. C’è da pizzicarsi la mano per assicurarsi che non sia un incubo, vedere il sostanziale consenso delle organizzazioni “ambientaliste”.

Sappiamo tutti  che metanizzare l’isola significherà seppellire migliaia di chilometri di tubazioni con la distruzione che ne deriva. Sappiamo tutti che i rigassificatori non sono strutture a impatto zero e possiamo  immaginare cosa significhi avere navi metaniere che solcano le coste.  Se non lo sappiamo, basta rivedere le immagini di Viareggio, dove un piccolo contenitore di GPL montato in un vagone, ha determinato la tragedia che sicuramente conosciamo.

Sappiamo anche cosa vuol dire carbone: enorme consumo di territorio che per centinaia di anni  non sarà più utilizzabile nelle zone di estrazione  (magari lontane) ma anche nelle zone dove avverrà la combustione. Metalli pesanti, uranio e ceneri tossiche che vanno a coprire i terreni. L’ordinanza della ASL di Carbonia ce lo conferma ancora.

In questo quadro, visto che permane il bisogno di energia, si potrebbe ipotizzare la sostituzione della generazione inquinante con quella pulita.  Ma se questa è la direzione, fotovoltaico, eolico, solare a concentrazione e idroelettrico diventano tappe obbligate da agevolare, non a cui opporsi. Queste tecnologie non inquinano e non producono gas clima alteranti.

Ovviamente anche le rinnovabili hanno dei costi. Il paesaggio viene modificato come Vittorio Sgarbi non si stanca di ripetere. Però i vantaggi ci sono: i terreni non vengono perduti e il giorno in tecnologie migliori saranno disponibili, basterà smontare pale, pannelli e specchi e tutto tornerà come prima. Il clima non sarà alterato, e il terreno riposato sarà ancora più fertile.

A chi giova allora la ferrea opposizione alle rinnovabili che attraversa il paese e trova negli ambientalisti la propria punta di diamante?

Perché la possibilità di sostituire energia pulita a carbone e idrocarburi non diventa terreno di dibattito e di contrattazione tra chi difende il territorio in modo organizzato e le istituzioni propense a non cambiare modello energetico?

Viene da chiedersi come mai organizzazioni che hanno a cuore la bellezza del paese e la salute dei cittadini si trovino oggettivamente alleate con chi vuole lo status quo, cioè produzione clima alterante e  inquinante?

Viene da chiedersi come mai tutti si scandalizzino di fronte agli incentivi per le rinnovabili e nessuno per quelli destinati alle fossili che sono 10 volte più consistenti?

Misteri su cui bisognerebbe indagare!

Tengo a aggiungere che ho visitato i terreni su cui dovrebbero sorgere due delle centrali: “Flumini Mannu” e “Gonnosfanadiga”.  Li ho visti d’estate e sono tornato a febbraio. Mi sono sembrati belli ma piuttosto abbandonati. Ho visto poche pecore al pascolo, colture di  foraggio e in superfici minori di orzo. Non c’erano le colture pregiate che si vedono una ventina di chilometri più a sud (scusate l’ignoranza sulla toponomastica) per cui non riesco a immaginare danni irreparabili all’agricoltura o perdite consistenti di posti di lavoro, anzi. Leggo che la Sardegna importa addirittura l’80% del foraggio dall’estero!

Una Sardegna tecnologicamente avanzata, che fa il salto per essere la prima regione a impatto zero in Europa, una Sardegna libera dai veleni ricca di centri di ricerca che studiano un modello di sviluppo riproducibile in tutto il Mediterraneo mi sembra  un obiettivo su cui vale la pena puntare, e che porterà senz’altro ricchezza e lavoro qualificato. Lo status quo con gli orrori industriali di Sarroch, Porto Torres e Portoscuso a cui si aggiungono metano e carbone mi sembrano segno di una sconfitta epocale che può portare solo miseria! Mi spiace veramente vedere che ambientalisti che hanno i miei stessi ideali, di fatto divengano i migliori alleati della conservazione di un modello energetico superato e distruttivo.

Roberto Pozzan

Autore de “I fossilizzati” Report

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